Perché investire in Bitcoin [2020]

Bitcoin and corona virus

Perché (non) fidarsi di questa guida?

Vorresti investire in Bitcoin ma non sai quali sono le informazioni importanti da considerare? In questa guida verranno affrontati tutti gli aspetti fondamentali di Bitcoin, per capire se vale la pena investire, la sua natura e il suo funzionamento.

Ormai la maggior parte delle persone ha capito come il l’innovazione digitale sta profondamente cambiando il mondo degli investimenti, in parte anche a causa del corona virus. In questo cambiamento dinamico della società e dell’economia la fiducia sta diventando sempre di più uno dei punti focali nella generazione di valore. I contenuti di questa guida dunque si focalizzeranno nella creazione di valore attraverso dei contenuti autentici, tuttavia, essi non rappresentano un consiglio finanziario.

Durante il percorso capirai che in questo settore è fondamentale agire in prima persona assumendosi le proprie responsabilità, infatti, “Don’t trust, verify!” è la frase che esprime meglio le linee di condotta dei Bitcoiners. Questo porterà dei benefici alla tua crescita personale, in quanto Bitcoin in qualche modo ti spinge ad investire su te stesso, ad approfondire le tue conoscenze e a diventare indipendente. Se troverai incredibili le informazioni riportate in questo articolo, potrai sempre andare a controllarne le fonti, così da farti una tua idea personale sul fenomeno. Pensa con la tua testa, “Do your own research!”.

Premessa:

Sei pronto a vedere quanto è profonda la tana del Bianconiglio? In questa guida troverai un riassunto generale delle informazioni più importanti su Bitcoin, informazioni che saranno utili nel farti prendere una decisione razionale, nel caso fossi interessato a investire su Bitcoin e le criptovalute. Inoltre, verranno spiegate le motivazioni fondamentali che hanno portato alla creazione di Bitcoin e come questo possa trasformarsi nel più importante strumento finanziario nei prossimi anni, a tal punto da cambiare il mondo e liberare una ricchezza sorprendente.

Tuttavia, è richiesto un certo esercizio mentale. Prima di tutto, per investire è necessario iniziare a pensare come un investitore. Ma non basta, per comprendere Bitcoin è necessario un radicale cambio di mentalità, infatti Bitcoin è qualcosa di totalmente nuovo. Per fare un paragone, è come se fosse stato scoperto un nuovo elemento nella tavola periodica: le qualità sono tutt’ora in fase di elaborazione, ma permettono di fare cose mai viste prima.

Probabilmente avrai sentito parlare di Bitcoin da due estremi diversi: Bitcoin è una truffa, Bitcoin è la salvezza dell’economia. La verità e che non esiste una risposta definitiva, e, a meno che l’interlocutore non voglia affrontare un discorso filosofico, sarà difficile rispondere a cosa è giusto e cosa è sbagliato per l’umanità. La cosa interessante in tutto ciò è che: se Bitcoin si trova ad affrontare questioni filosofiche, sicuramente c’è molto di più della mera speculazione.

Cominciamo dall’inizio.

Perché Bitcoin?

Bitcoin nasce da un’esigenza precisa, diventare moneta. Molti pensano che Bitcoin sia nato dal nulla in concomitanza con la crisi finanziaria di Lehman Brothers, in verità l’idea di Bitcoin nasce circa negli anni ’80 da un gruppo di crittografi chiamati cypherpunk, la quale volevano creare una moneta che appartenesse ad internet, che fosse indipendente dalle banche centrali e che si distaccasse dalla visione Orwelliana che si stava generando all’epoca.

[Nota: moneta digitale e criptovaluta sono due cose differenti. Al giorno d’oggi la maggior parte della moneta è digitale trascritta sui registri delle banche. La differenza è che le monete digitali rappresentano il $, €, ecc, le criptovalute sono un asset nuovo, scollegato da tutto il resto]

Dopo una serie di tentativi di creazione di moneta crittografica (falliti perché centralizzati e dunque facili da chiudere dalle autorità legislative, -non si può creare moneta!) e grazie agli enormi passi avanti fatti nella crittografia, nel 2008 viene pubblicato da un misterioso programmatore -Satoshi Nakamoto- successivamente scomparso nel nulla, il famoso White Paper di Bitcoin, dando vita ad un nuovo settore senza precedenti.

Questo paper racchiude l’essenza di Bitcoin e il suo funzionamento. In sole 9 pagine, la densità di informazioni è elevatissima, tanto che per comprenderlo nella sua totalità, è richiesta la capacità di saper coniugare diverse competenze, che riguardano crittografia, computer science, statistica, sistemi distribuiti, teoria dei giochi, economia, finanza e politica monetaria. Questo dimostra l’altissima preparazione di Satoshi Nakamoto, nonostante si pensa che Satoshi non sia stato un accademico.

Sebbene tutte queste giocano un ruolo fondamentale nel funzionamento di Bitcoin e verranno semplificate nel corso dell’articolo, per il momento è bene concentrarsi sullo scopo di Bitcoin, ovvero quello di essere un tipo di moneta migliore. Ma che cos’è la moneta?

Trovo sempre sorprendente che la maggior parte delle persone non abbia idea di come funzionino i soldi, sebbene tutti si sveglino ogni mattina per lavorare duramente per questi soldi. Ad un certo punto ho avuto i miei dubbi che anche i banchieri allo sportello non avessero idea di come funziona la moneta e che i professori dell’università non capissero l’economia.

La moneta, in senso teorico serve a soddisfare tre requisititi che sono utili alle persone e all’economia:

Mezzo di scambio. Senza lo scambio, l’economia non esisterebbe. La moneta aiuta a scambiare valore indirettamente tra le persone, sostituendosi al baratto, che invece richiede la doppia coincidenza delle necessità. Ad esempio, se Alice è molto brava a produrre mele mentre Bob si è specializzato nel produrre matite, se Bob vuole due mele e Alice ha bisogno di una matita, essi potranno trovarsi in un mercato e scambiarli direttamente. Il problema sorge quando nessuno dei due ha bisogno dell’altro bene ed è qui che entra in gioco la moneta. Grazie ad essa, Alice potrà produrre quante mele vuole vendendole poi al mercato per delle monete. Il vantaggio è che in questo modo Alice sarà in grado di scambiare le sue monete nel presente e nel futuro per altri beni, nel caso in cui ne avesse bisogno.

Riserva di valore. La moneta, per essere scambiata, deve mantenere la sua consistenza e il suo valore nel tempo, in modo tale da diminuire le incertezze per il futuro. In questo caso, scegliere le mele o le matite come riserva di valore non sarebbe molto efficiente, perché deperirebbero in un arco di tempo molto limitato.

Unità di conto: la moneta serve a comparare il valore di diversi oggetti per i calcoli economici che si traducono nel prezzo. Nell’esempio precedente non è difficile calcolare il prezzo della matita. Prendendo come denominatore le mele, vediamo che il rapporto è: 1 matita = 2 mele. Specularmente, 1 mela = ½ matita. Ma cosa succede invece se aggiungiamo altri beni nel paniere, come maglie, cellulari, macchine, plumbus, pecore, ecc? Come compariamo il valore di tutti questi beni contemporaneamente, visto che il numero di comparazioni da fare aumenta velocemente?  

L’elemento importante da capire in questo caso è che il prezzo è solamente il rapporto tra due oggetti, dove la moneta prescelta prende il posto del denominatore. In questo modo ogni bene sul mercato può essere rappresentato dal rapporto dei beni col numero di monete stesse in circolazione, permettendo la comparazione tra di essi. Ad esempio, 1 mela vale mezza moneta d’oro, 1 cellulare vale 10 monete d’oro, un plumbus vale 20 monete d’oro e così via.

Oltre a queste tre funzioni principali, la moneta per poter rappresentare valore deve possedere alcune caratteristiche: la moneta deve essere divisibile in unità standard (pagare la cena al ristorante con metà pecora non è molto comodo), facilmente trasportabile, non deperibile, facile ed economico da tenere al sicuro, facile da verificare e infine deve essere diffusa, rara, ed accettata da molti. Ovviamente è la combinazione di tutte queste caratteristiche e qualità che rendono utile ed interessante un qualsiasi tipo di moneta e sono tutte importanti perché abbia valore.

Ma facciamo un passo indietro, che cos’è il valore? Uno dei modi migliori per capirlo è attraverso questo aneddoto che possiamo chiamare “il paradosso del valore”. Supponi di trovarti disperso in mezzo al deserto, con migliaia di chilometri di sabbia bollente intorno a te. Cosa sceglieresti tra una bottiglia d’acqua fresca e 100g d’oro? E nel caso lì vicino ci fosse un rivenditore di acqua che accetta oro come pagamento? L’utilità dei beni e servizi dipende dalle circostanze, il valore è totalmente soggettivo nell’economia ed è guidato dalla domanda e dall’offerta. Difatti, l’economia non è una scienza e dipende molto dalla psicologia delle persone e da ciò a cui danno valore.

Nello specifico, ogni bene può essere rappresentato dalla domanda, chi necessita di quel bene, e dall’offerta, chi è disposto a cedere quel bene. Questo viene definito mercato. La somma di tutti i mercati rappresentati da tutti i beni e servizi, rappresenta l’economia. Quando tutti i compratori e tutti i venditori di un determinato bene esprimono le loro preferenze -se comprare o vendere- si forma il prezzo. Mantenendo lo stesso livello di offerta e aumentando la domanda, il prezzo sale, mentre aumentando l’offerta mantenendo lo stesso livello di domanda fa diminuire il prezzo. Ad esempio, quando ci sono tanti compratori, il bene in quel momento diventa più scarso e quindi le persone sono disposte a pagare di più per ottenere quel bene, c’è un incremento nel prezzo.

Anche le monete hanno un mercato guidato dalla domanda e offerta, ma questo tipo di mercato è diverso. La moneta è l’unico bene che non viene consumato direttamente, ma che viene utilizzato per scambiare e consumare in futuro. Il punto cruciale e difficile da capire è che la moneta è un bene speciale, perché la moneta potendo essere scambiata per ogni altro bene sul mercato diventa il complemento del mercato stesso (se compri un bene cedi moneta, se vendi un bene acquisisci moneta).

Quando molte persone concordano spontaneamente sul fatto di usare quel tipo di moneta, come abbiamo visto in precedenza, essa si pone al denominatore della nostra equazione e questo significa che la moneta scelta è la rappresentazione del potere di acquisto rispetto a tutti i beni presenti sul mercato. Se il valore, la qualità, la quantità e l’utilità percepita dei beni aumentano, questo verrà riflesso nella moneta con un pari aumento del potere d’acquisto nel presente e nel futuro, per chi detiene quella moneta. In poche parole, più persone utilizzano quella moneta per risparmiare e più il mercato acquisirà valore (e di riflesso la moneta) in base ai beni e servizi che le persone creano, utilizzano ed aggiungono al mercato.

Ma perché ciò avvenga è necessaria un’ulteriore condizione oltre alle caratteristiche citate in precedenza. Dal punto di vista teorico, la moneta deve essere in numero finito, in altre parole, non deve esserci inflazione. Devi sapere che l’inflazione, intesa come “l’aumento generalizzato dei prezzi”, può manifestarsi in due modi: in primo luogo i prezzi possono aumentare se aumenta la domanda, ma questo è un buon segno per l’economia perché significa che molte persone stanno richiedendo molti beni e servizi.

In secondo luogo, i prezzi aumentano quando viene emessa nuova moneta, incrementando la base monetaria. Quest’ultimo tipo di inflazione, sebbene si pensi che creare moneta arricchisca le persone, ha però degli effetti negativi per l’economia perché come unico risultato ottiene una diluizione dei prezzi, diminuendo lo scopo della moneta –mantenere il suo potere d’acquisto. Se prima una mela costava 1 unità, con il doppio di unità di moneta in circolazione ti serviranno 2 unità per acquistare la stessa mela. Per capire meglio questo concetto, se domani stampassero 1 milione di dollari per ognuno di noi, quei soldi non varrebbero più niente e sfortunatamente non diventeremo tutti ricchi. La ricchezza è data dai beni e servizi creati dalle persone ed in modo complementare è rappresentata dalla moneta che le persone risparmiano.

Ovviamente emettere moneta è conveniente quando si è un monopolio, in qual caso l’inflazione beneficia il monopolio stesso danneggiando gli altri. Questo perché chi stampa moneta può comprare prima di tutti asset reali con una moneta destinata a svalutarsi, in quello che viene chiamato “Effetto Cantillon”. Insomma, una tassa non percepita alla base della moneta, a cui nessuno può sfuggire.

Ti sei mai chiesto come mai l’oro è stato per millenni lo strumento di base per scambiare, misurare e mantenere valore nel tempo?

Oltre al fatto che l’oro è bello di per sé ed è chimicamente stabile, l’oro ha delle caratteristiche fondamentali per essere usato come moneta, anche se parte di esse sono andate perdute nel corso della storia. Ad esempio, l’oro è divisibile, trasportabile, riconosciuto da molti come simbolo di valore, verificabile, fungibile ed incensurabile. Quello che viene definito uno strumento al portatore, ovvero un oggetto di cui si detiene la proprietà.

[In alcuni contesti, l’oro veniva chiamato moneta di Dio per le sue caratteristiche di immutabilità e incorruttibilità. Inoltre, l’oro esiste sulla terra da molto prima della comparsa dell’uomo e nella mitologia rappresenta il sole.]

Ma soprattutto l’oro è scarso e difficile da reperire. Per secoli gli alchimisti hanno cercato di creare l’oro senza successo, paradossalmente aumentandone il valore, dato che l’oro dimostrava di essere difficilmente inflazionabile (contraffabile). Questo fattore, lungo la storia, ha fatto in modo che la domanda per questo elemento fosse sempre alta, mantenendo alto il suo valore (potere d’acquisto) e rendendolo utile come moneta. Economicamente questo avvenne perché essendo difficile da estrarre, l’offerta di oro restava sempre bassa rispetto alla domanda, e dato che le persone potevano essere sicure che non venissero aggiunte unità alla base monetaria, potevano usare l’oro come store of value. Questo nel tempo portò ad una spirale che si auto rafforzava -più persone accettavano l’oro e più valeva ogni unità di oro- fino al punto in cui l’economia raggiunse un equilibrio.

Non è un caso che l’oro e gli altri metalli preziosi venissero scambiati in base al peso: usando i grammi come metro di paragone (denominatore), le persone potevano contare su un metro di misura stabile, infatti, non si può contraffare il peso. In questo modo è irrilevante se si usano i grammi o le once, il peso specifico sarà sempre lo stesso. Ad esempio, una macchina potrebbe costare un’oncia d’oro in America o 28 grammi in Italia. Usando il peso, il prezzo è lo stesso, indipendentemente da come lo si misura.

Grazie a queste sue proprietà, l’oro è rimasto per millenni il protocollo monetario più usato per sfuggire all’inflazione programmata dei governi e per difendersi dalle crisi finanziarie, come abbiamo potuto constatare anche recentemente. Questo perché l’oro è ciò che viene chiamato hard money, ovvero moneta che è difficile da riprodurre a comando.

[Nota: ricchezza e moneta sono due cose differenti. Una casa può rappresentare valore e ricchezza, ma difficilmente potrà essere usata come moneta. La moneta invece è quell’asset che rappresenta valore ma che allo stesso tempo è più liquido di tutti – può essere scambiato nel modo più comodo e veloce possibile.]

A questo punto è necessario fare una distinzione fondamentale: esistono due tipi di moneta. La prima è l’hard money come l’oro, bitcoin e alcuni asset, mentre la seconda è la moneta creata dal credito/debito. In poche parole, sono due facce della stessa medaglia, entrambe possono essere pensate come moneta, la prima però serve per estinguere i debiti della seconda. La maggior parte della moneta in circolazione è moneta a debito, anche se la maggior parte delle persone è convinta che i soldi siano le banconote. Questo è dovuto perlopiù ad un fattore storico.

All’inizio del medioevo circa, vengono “scoperte” le monete cartacee da viaggiatori come Marco Polo, ed importate in Europa per essere sperimentate nel settore finanziario in sostituzione alle monete metalliche, quello che porterà alla nascita e lo sviluppo delle banche. La carta-moneta funzionava bene perché era molto più comoda e flessibile da trasportare, da usare nei pagamenti e inoltre evitava la sconvenienza di furti dovuti dai malviventi dell’epoca. I commercianti depositavano l’oro e ricevevano in cambio una “nota di banco”, ovvero un certificato di deposito che rappresentava il loro possesso di oro in banca.

Gli orefici e i banchieri si accorsero presto però, che non tutto l’oro depositato veniva richiesto nello stesso momento, per cui pensarono bene di guadagnare degli interessi derivanti dalla moneta stessa e non da ciò che poteva aiutare a produrre. Iniziarono così ad emettere più banconote di quanto oro ci fosse nei loro forzieri, prestandole per interessi e creando inflazione sull’oro attraverso delle banconote che effettivamente non potevano coprirne il quantitativo. In gergo tecnico questa “funzione” viene chiamata riserva frazionaria, che è letteralmente la frazione di moneta che la banca deve tenere in riserva nel caso sia necessario liquidare le persone che richiedono i propri risparmi.

Ma c’è di più, perché se la moneta viene depositata in banca, data in prestito ad una persona, che successivamente la deposita in un’altra banca, si genera il cosiddetto moltiplicatore monetario. In questo caso la moneta depositata nella seconda banca incrementa la riserva della banca che accetta il deposito, incrementando di conseguenza il suo potere di generare nuovo credito. All’epoca questo portò a molti fallimenti di banche a causa di quella che viene appunto chiamata corsa agli sportelli. Quando tutte le persone reclamavano il proprio oro, il gioco finiva (male) e le persone si accorgevano di possedere poco o niente. Questo tipo di politica monetaria inflattiva ha degli ulteriori effetti distruttivi per l’economia.

Inizialmente, quando viene creata nuova moneta, le persone si sentono più ricche, ma è una ricchezza fittizia. Molti imprenditori penseranno di avere più soldi di quelli che in realtà hanno e dunque faranno investimenti più azzardati. Molte imprese, che in condizioni normali non riuscirebbero a sopravvivere, aprono e prosperano, anche grazie ai mercati gonfiati da questa nuova moneta in circolazione. Si forma così un ciclo monetario di espansione. Ad un certo punto però, questi debiti generati da riserve devono essere ripagati, le persone iniziano a richiedere asset reali ed è così che si scopre che molti business non erano sostenibili e che molta ricchezza in realtà era solo un’illusione. Scoppia la bolla ed inizia la fase di violenta e dolorosa recessione, si perde la fiducia nell’economia e si blocca tutto il mercato, perché i prezzi distorti non permettono l’attività economica corretta degli investitori ed imprenditori.

[Video: Come funziona la macchina dell’economia]

Per mantenere l’espansione monetaria controllata, le nazioni restarono per molto tempo ancorate all’oro in un accordo che venne chiamato Gold Standard, in cui veniva mantenuta fissa la convertibilità delle banconote in rapporto con l’oro. Questo andò avanti fino al 1971, quando il presidente Richard Nixon dichiarò la fine della convertibilità delle banconote in oro. Da quel momento in poi le monete che usiamo tutti i giorni vengono definite FIAT, ovvero monete imposte dall’alto definite legalmente a “corso forzoso”, in altre parole, monete che non possono essere rifiutate nel pagamento dei debiti/crediti. Dal quel momento, le monete che usiamo sono monete a debito, ovvero un debito nei confronti delle banche centrali. Le monete FIAT sono dunque intrinsecamente collegate al debito e agli asset finanziari degli istituti di emissione.

Il potere d'acquisto del dollaro dalla nascita della FED, la banca centrale americana, negli ultimi 100 anni.
Potere d’acquisto del dollaro in 100 anni.

[Nota: la moneta oggi viene creata “dal nulla”, in base agli accordi di Basilea che stabiliscono la percentuale di riserva frazionaria che le banche commerciali devono rispettare. Il capitale generato sottoforma di credito/debito viene così aggiunto alla base monetaria creando inflazione. Le banche sono l’unico business che può prestare asset che non ha realmente.]

Tutto questo, nell’attività economica, forma dei cicli finanziari del debito/credito che avvengono periodicamente nel tempo e possono essere suddivisi in cicli brevi (2-3 anni), cicli medi (10-12 anni) e cicli lunghi (chiamati anche cicli di Kondratiev secondo la scuola Austriaca, dai 50 ai 70 anni). Alcuni esempi avvenuti durante la storia riguardano la crisi del ’29, negli anni ’80, nel 2002 con la bolla.com, nel 2008 con il fallimento di Lehman Brothers e, di recente, in concomitanza con lo scoppio del corona virus.

Quando terminano questi cicli finanziari del credito/debito, le persone iniziano a domandare asset reali, in particolare moneta, che rappresenta la liquidità per eccellenza. Le persone desiderano moneta perché quando la moneta è veramente “hard money”, essa non può fallire (a differenza della moneta a debito), anzi sarà proprio l’ultima ancora di salvezza in quanto sarà quel elemento capace di comprare tutti i beni nel mercato, nel presente, ma soprattutto nel futuro.

Guardare alla storia della moneta e capire i suoi principali meccanismi è necessario per capire Bitcoin perché la logica di questa moneta trae ispirazione dall’oro. Come vedremo, Bitcoin mima la progressiva scarsità di estrazione dell’oro fisico, ma soprattutto Bitcoin è limitato in numero e la sua politica monetaria è definita a-priori. Per questo motivo, molto spesso, i bitcoin vengono definiti come l’equivalente oro digitale.

Come funziona Bitcoin?

Prima di tutto, per capire come funziona Bitcoin, è necessario comprendere quali problemi si propone di risolvere. Come abbiamo già menzionato brevemente, Bitcoin non ambisce a diventare moneta digitale (che ormai esiste da più di mezzo secolo), ma piuttosto Bitcoin vuole diventare moneta crittografica proponendo un metodo per risolvere il problema della “doppia-spesa” senza che sia necessario un ente centrale che garantisca ed autorizzi l’esecuzione delle transazioni, o che possa controllarne l’emissione e la politica monetaria (proprio come l’oro!).

Sebbene non venga percepita la difficoltà di questo problema, prima di Bitcoin, si pensava fosse impossibile gestire un registro di transazioni in modo decentralizzato e quindi si riteneva impossibile raggiungere un consenso distribuito sull’ordine delle transazioni in un network asincrono. Questo perché ogni file nel mondo digitale, essendo rappresentato da una stringa di bit, è facilmente copiabile e trasferibile a costo quasi nullo, per cui problematico per il trasferimento di valore.

In parole semplici, se chiunque potesse copiare e spendere più volte i propri soldi digitali, il risultato sarebbe un aumento enorme della base monetaria (=inflazione) e una proporzionale diminuzione del valore dell’unità monetaria, che tenderebbe velocemente a zero. Da qui la necessità di un ente centrale che regoli gli scambi nel mondo digitale e che tenga nota dei cambiamenti nel registro contabile. In pratica, veniva ritenuto impossibile raggiungere un consenso tra i nodi del network in modo decentralizzato creando delle regole in modo deterministico.

[Nota: in informatica l’impossibilità di raggiungere un consenso distribuito veniva giustificata dal paradosso dei Generali Bizantini. L’assunzione di base è che non è possibile raggiungere un accordo in un network decentralizzato se il comportamento di uno o più soggetti non è leale. In questo esempio, i generali Bizantini, comunicando attraverso dei messaggeri, devono accordarsi sul piano di battaglia. L’obbiettivo è di arrivare ad un unico piano con la quale siano tutti d’accordo. Il problema in questo caso è che un generale in malafede, conoscendo le mosse degli altri generali, potrebbe adattare un piano diverso da quello stabilito, per trarne un beneficio personale. Quando l’incentivo a sovvertire il gruppo è più alto del premio per mantenerlo sicuro, allora è impossibile raggiungere un consenso.]

Bitcoin risolve questo paradosso attraverso la teoria dei giochi in modo probabilistico e non deterministico. Infatti, il protocollo di Bitcoin utilizza lo stratagemma degli incentivi economici che si generano dalla creazione di moneta per incentivare i nodi del network ad essere onesti. Come vedremo tra poco, in questo modo, l’ordine delle transazioni si consolida a livello statistico, nel senso che con il passare del tempo la probabilità che la transazione sia avvenuta correttamente e sia irreversibile, non è certa, ma aumenta in modo esponenziale fino a tendere al 100%. Bitcoin quindi cambia le assunzioni di base ed utilizza il signoraggio derivante dalla creazione di moneta per coprire il costo di un consenso molto costoso, che però si rafforza con il passare del tempo.

[Nota: Bitcoin (con la B maiuscola) rappresenta il network composto dalla community di sostenitori, sviluppatori, consumatori e dal codice sorgente del software condiviso in forma libera (Open-source); mentre bitcoin (con la b minuscola) rappresenta l’unità di valuta di riferimento ed è la moneta vera e propria.]

Come la parola suggerisce, le crittovalute utilizzano abbondantemente la crittografia per evitare equivoci e manomissioni, e per codificare le regole per la creazione di nuova valuta all’interno del protocollo matematico.

Il registro contabile di Bitcoin è composto principalmente da tre elementi crittografici: la funzione di hash, la firma digitale, e la struttura dei dati chiamata Blockchain. Questi elementi sono interoperativi e servono per far funzionare e sincronizzare la rete correttamente.

Che cos’è la funzione di hash?

Una funzione di hash è una funzione matematica che serve per creare l’equivalente di un’impronta digitale chiamata “hash”. Questa funzione permette di prendere qualsiasi input di dati di qualsiasi lunghezza, producendo un output unico che ha lunghezza prestabilita. In pratica vogliamo che la funzione renda statisticamente improbabile trovare due output uguali inserendo due input diversi. Inoltre, vogliamo che l’output sia casuale e che sia possibile utilizzarlo come un numero per creare dei target matematici. Questo sarà utile dopo.

Giusto per dare un’idea, Bitcoin usa una funzione di hash (SHA256) che crea un output con 256-bit. Questo numero è talmente grande che è molto più probabile che cada un meteorite sulla terra nei prossimi due secondi, piuttosto che venga trovata una collisione tra due output (che siano identici). Per fare un esempio concreto, le funzioni di hash possono essere usate per creare l’impronta digitale di un grandissimo file, in modo tale da ricordare solo questa impronta e non il file intero, riducendo notevolmente lo spazio di archiviazione e assicurando che il file non sia stato corrotto.

[Prova questo sito per creare degli hash!]

Che cos’è la firma digitale?

La firma digitale è l’equivalente della firma fatta a mano. Per essere tale, solo il diretto interessato deve riuscire a fare questa firma ma chiunque altro dev’essere in grado di verificare che sia valida. Inoltre, la firma digitale deve poter essere collegata ad un documento in modo che quella firma non possa essere utilizzata per dare il consenso a documenti diversi. Infine, la firma digitale deve essere praticamente impossibile da falsificare.

Lo schema delle firme digitali, per funzionare, richiede una chiave pubblica e una chiave privata. Nel caso di Bitcoin viene utilizzato uno schema chiamato ECDSA, la quale utilizza le curve ellittiche e, ad oggi, è ritenuto estremamente sicuro.

Schema della firma digitale di Bitcoin per la creazione di indirizzi pubblici/privati e per spendere le monete.
Schema della firma digitale.

Semplificando, il procedimento è questo: viene scelto un grandissimo numero casuale in uno spazio di 256-bit che rappresenterà la nostra chiave privata.

Chiave privata:

1E99423A4ED27608A15A2616A2B0E9E52CED630AC530EDCC32C8FFC6A526AEDD

Questo numero segreto viene moltiplicato per un punto della curva (punto G), producendo la rispettiva chiave pubblica. Questa relazione matematica è fissa, ma può essere calcolata in una sola direzione, assicurando la segretezza della chiave privata.

Dopodiché vengono applicati altri algoritmi di cifrazione, che producono una stringa di 20 numeri e lettere.

Chiave pubblica:

3KX41BoothqpjkhxsEMRrA8fozyvtugTd7

Questa stringa è ciò che viene definito indirizzo pubblico ed è il posto in cui vengono inviati e custoditi i bitcoin. In pratica ora abbiamo un indirizzo che possiamo usare per ricevere soldi pubblicamente ed una chiave privata che conosciamo solo noi e che attesta la proprietà dei nostri fondi.

La proprietà e il controllo delle chiavi private è necessario per associare i fondi di un determinato indirizzo, per questo motivo, devono essere tenute in un posto sicuro. Tecnicamente, la chiave privata è usata per creare la firma digitale necessaria per spendere bitcoin, attraverso la prova del loro possesso, per cui chiunque conosca la chiave privata potrà spendere i bitcoin di quel indirizzo. Se non possiedi le chiavi, non possiedi bitcoin!

Siccome questo numero viene scelto casualmente, non è possibile risalire all’identità di colui che ha creato l’indirizzo anche perché è tecnicamente possibile creare un numero illimitato di indirizzi a cui è associata una chiave privata.

[Nota: le chiavi pubbliche rappresentano di fatto un’identità pseudonima. Questo significa che senza i giusti accorgimenti, osservando come si muovono i fondi da un indirizzo all’altro, si può risalire all’identità vera e propria.]

Che cos’è la Blockchain?

La blockchain è una struttura dati che utilizza degli hash-pointers per conservare l’ordine delle transazioni, in modo tale da rendere verificabile che queste informazioni non siano cambiate nel tempo. Letteralmente, la Blockchain è una catena di blocchi collegati tra loro, in cui ogni blocco è formato da un certo numero di transazioni e un hash crittografico come prova di quel specifico documento. In questo modo è possibile aggiungere dati progressivamente, avendo la certezza dell’integrità dell’intera struttura dati. In verità, insieme alla Blockchain, Bitcoin utilizza una seconda struttura dati chiamata Merkle-tree per motivi di efficienza, in ogni caso, il principio è lo stesso.

Struttura dei blocchi di Bitcoin, composta dalla Blockchain e dal Merkle-tree.
Struttura della Blockchain.

Combinando queste componenti abbiamo la struttura di Bitcoin! La funzione di hash e la struttura della Blockchain assicurano l’integrità del database, mentre le firme digitali assicurano la proprietà delle monete e la loro spendibilità. Mancano solo alcune domande a cui non abbiamo dato risposta, che ci ricollegano al discorso iniziale.

Come vengono creati i bitcoin?

Chi mantiene il registro delle transazioni?

Chi determina quali transazioni sono valide o meno?

Chi determina come cambiano le regole?

Come acquisiscono valore le monete?

Per rispondere a tutte queste domande, nell’ottica della teoria dei giochi, è necessario creare un meccanismo che soddisfi tutti gli attori coinvolti nel protocollo. In particolare, essi dovranno concordare sulla storia delle transazioni, sulle regole intrinseche del protocollo e infine sul fatto che le monete abbiano effettivamente valore. La genialità di Satoshi è stata proprio intuire che fosse impossibile ottenere tutte e tre le condizioni indipendentemente l’una dall’altra, ma che questi tipi di consenso dovevano sorreggersi tutti nello stesso momento.

Prima di tutto, il network di Bitcoin è formato da dei nodi (dei computer che girano il software di Bitcoin) che hanno il compito di verificare l’intera storia delle transazioni e di verificare le nuove transazioni che vengono effettuate. L’obbiettivo del protocollo, siccome ci troviamo in un ambiente in cui i nodi possono essere ostili e anonimi, è quello di ottenere un valore (proposto da un nodo onesto) in cui la maggioranza dei nodi sia d’accordo sul risultato generato. Sintetizzando, l’algoritmo di consenso di Bitcoin funziona in questo modo:

  1. Nuove transazioni sono diffuse a tutti i nodi
  2. Ogni nodo colleziona nuove transazioni in un blocco
  3. Periodicamente, il protocollo sceglie un nodo per proporre il suo blocco
  4. Gli altri nodi controllano se le transazioni del blocco proposto sono valide
  5. I nodi accettano il blocco, aggiungendo l’hash pointer nel blocco successivo

In questo modo, si forma una sequenza di blocchi contenenti una lista di transazioni in cui i nodi concordano sulla storia di come sono avvenute queste transazioni. I nodi potranno dunque decidere liberamente se accettare o rigettare i blocchi proposti da altri, costruendo ed estendendo una lunga catena di consenso in cui viene evitata la doppia-spesa. Dato che i nodi sono scelti liberamente, può succedere che nodi diversi propongono blocchi diversi, dividendo la catena in due (hard fork). In questo caso, la catena più lunga sarà considerata la catena di consenso, perché i nodi sono incentivati a seguire il protocollo e vengono remunerati con bitcoin “originali” solo se apparterranno alla catena più estesa.

Processo di hard fork di una moneta crtittografica.
Hard fork di una Blockchain.

[In economia, quando un sistema raggiunge un consenso distribuito, si dice che il sistema ha raggiunto un equilibrio di Nash. Nel caso di Bitcoin, comportarsi onestamente e seguire il protocollo è solo una strategia tra molte, ma è quella più remunerativa. Satoshi, nel protocollo di Bitcoin, ha sfruttato l’avidità delle persone che vogliono arricchirsi per rendere il network più sicuro e resiliente.]

L’idea di base è quella di incentivare i nodi a completare correttamente i blocchi di transazioni sulla catena più lunga, remunerandoli attraverso l’emissione di nuovi bitcoin, piuttosto che penalizzare il comportamento scorretto dei nodi disonesti. In particolare, esistono due tipi di meccanismi per incentivare i nodi a comportarsi onestamente:

  • La ricompensa per la “scoperta” di nuovi blocchi: Seguendo le regole di Bitcoin, i nodi che scoprono nuovi blocchi, chiamati miners, hanno accesso ad una transazione speciale chiamata coinbase, contenente dei bitcoin non spesi. All’inizio, la ricompensa per ogni blocco era di 50 bitcoin, ma dato che è programmata per dimezzarsi ogni 210.000 blocchi (circa ogni 4 anni), l’emissione di bitcoin forma una serie geometrica che permette la creazione massima di 21 milioni di unità. Questo processo terminerà più o meno nel 2140 quando verrà minata l’ultima frazione di bitcoin (0.00000001 bitcoin, unità chiamata satoshi in onore del suo fondatore). La rata di inflazione di bitcoin definisce totalmente la sua politica monetaria, dato che non esiste nessun altro meccanismo di emissione di nuove monete. In questo modo, i nodi sono incentivati a comportarsi nel modo in cui vogliono, purché il blocco che hanno generato segua la catena di blocchi più lunga generata dagli altri miner. Infatti. questa remunerazione può essere pensata come il pagamento dei nodi onesti per scrivere sulla Blockchain più lunga e sicura, e per incoraggiare i nodi a seguire le regole del protocollo.
Politica monetaria deflazionistica di Bitcoin, con un tetto massimo di 21 milioni di unità.
Politica moteraria di Bitcoin.

  • Commissioni sulle transazioni: Quando viene creata una transazione, la persona che l’ha effettuata potrà decidere se pagare una piccola parte dell’intera transazione come commissione. I miner ovviamente daranno priorità a coloro che pagano transazioni più alte, dato che i blocchi hanno uno spazio finito. Questo servirà inoltre a sostenere il network quando verranno estratti tutti i bitcoin.

Nonostante ciò, se chiunque potesse candidarsi all’estrazione di bitcoin, il sistema diventerebbe instabile perché chiunque proverebbe a minare delle monete. In più, alcuni nodi potrebbero incentivati finanziariamente a sovvertire e monopolizzare il network per i loro interessi personali. Fortunatamente, tutti questi problemi sono collegati ed hanno la stessa soluzione: la proof-of-work. L’idea chiave della proof-of-work è di approssimare la selezione di un nodo casuale, selezionando il nodo in proporzione alle risorse con cui contribuisce al sistema. Più precisamente, in proporzione a delle risorse difficili da monopolizzare, ovvero l’energia elettrica e la potenza computazionale. La potenza di calcolo nel network di Bitcoin viene calcolata in hash/secondi (H/s) e rappresenta il numero di calcoli crittografici che una macchina riesce ad eseguire in un secondo.

Bitcoin quindi utilizza la prof-of-work attraverso dei puzzle crittografici. Come abbiamo visto, ogni blocco contiene un hash pointer legato al blocco precedente, a cui viene aggiunto un numero univoco chiamato nonce. Tutto il blocco viene sottoposto alla funzione di hash e poi concatenato in una stringa (il risultato è un numero in formato esadecimale).

[Nota: ricorda che la funzione di hash è sensitiva, ovvero cambiando un qualsiasi bit nel documento originale cambia totalmente l’output della funzione.]

A questo punto il protocollo di Bitcoin richiede che questo numero (l’output della funzione di hash) abbia delle caratteristiche. In particolare, richiede che cominci con un certo numero di zeri, che definiremo target. I miner cosi saranno costretti a collezionare delle transazioni, eseguire la funzione di hash sui blocchi ed iniziare a calcolare gli hash per raggiungere il target stabilito dal software. L’unico modo per trovare la soluzione è per tentativi, per esempio i miner potrebbero cambiare l’ordine delle transazioni e ricalcolare la funzione di hash. In questo modo i nodi competono tra di loro per tutto il tempo, fino a che un miner fortunato trova un hash che rispetta il target, e così il blocco viene aggiunto alla catena, per poi iniziare la nuova ricerca sul blocco successivo.

[Nota: la funzione di hash è difficile da calcolare, ma facile da verificare.]

Tutti i nodi del network ricalcolano il target ogni 2016 blocchi, in modo tale da mantenere costante l’emissione di bitcoin ogni 10 minuti circa ed in modo tale di mantenere la competizione attiva attraverso la potenza computazionale offerta. Il numero di 10 minuti non ha nessuna rilevanza, è stato scelto per mantenere un certo standard di sicurezza. Quello che rende sicura la rete è l’ammontare di lavoro fatto per certificare le transazioni nei blocchi, infatti più blocchi verranno confermati e più si potrà essere certi che la transazione è irreversibile. Ad esempio, in Bitcoin, dopo 6 blocchi confermati è virtualmente impossibile che la transazione sia manipolata.

Da un altro punto di vista la prof-of-work agisce come un sistema che rende moderatamente difficile la creazione di nuove identità a cui sia consentito ricevere la ricompensa, in modo tale che sia difficile entrare nel business del mining, ma che sia facile e sicuro utilizzare i bitcoin. In altre parole, i nodi non potranno creare diverse identità per essere ricompensati di più, che significa che, se la maggioranza della potenza computazionale (51%) segue il protocollo, molti attacchi a Bitcoin sono infattibili.

[Video: Come funziona la Blockchain di Bitcoin.]

Inizialmente il target era molto basso per cui estrarre nuovi bitcoin era relativamente semplice, anche per la poca concorrenza: il mining poteva essere fatto con dei semplici computer. Riprendendo l’analogia con l’oro, il mining di bitcoin ricorda molto l’economia di estrazione di questo metallo prezioso, tanto che, in entrambi i casi l’accessibilità al mining e agli strumenti per fare mining è diventata sempre di più competenza di imprese specializzate. Infatti, ad oggi, alcune aziende costruiscono dei circuiti specifici (ASIC) creati appositamente per calcolare la funzione di hash e quindi per minare bitcoin.

La corsa all’oro digitale è aumentata costantemente da quando è cominciata nel lontano 2010, al punto che oggi si attesta attorno ai 100.000.000 TH/s, una potenza esorbitante, più grande di quella di tutti i computer sulla terra combinata assieme. Questa “hash-rate” può essere interpretata come il livello di sicurezza del network, in quanto rappresenta il lavoro fatto fino ad ora per evitare la falsificazione del registro contabile.

Hash rate di Bitcoin dal 2009 al 2020.
Hash-rate di Bitcoin.

In questo modo, solo se la potenza di calcolo di un solo individuo raggiunge il 51%, potrà essere usata per riscrivere la blockchain, ma a quel punto verrebbe sprecato un notevole ammontare di energia per riscrivere su una catena di cui nessuno si fiderebbe più, di fatto facendo perdere il valore della moneta e il relativo guadagno del controllo della rete. Come già menzionato, tutto ciò potrebbe portare ad una scissione della rete (hard fork), dove il potere decisionale dei miner sarà espresso attraverso la loro allocazione del potere computazionale. Ancora una volta, la catena più lunga vince.

Per chiudere il cerchio che riguarda i tre tipi di consenso, possiamo notare che quando i bitcoin aumentano di valore, diventa conveniente per i miner aggiungere potenza di calcolo alla rete per trovare bitcoin, in questo modo rafforzando il network e rendendo esponenzialmente improbabile la manomissione del ledger. Così altri miners si avvicineranno a Bitcoin attratti dai profitti, rafforzando nuovamente la sicurezza del protocollo e il valore della moneta. Questo processo, nel lungo termine, porta la difficoltà del puzzle ed i prezzi ad aggiustarsi regolarmente, fino a che viene trovato un punto di equilibrio temporaneo nell’economia. Ogni tipo di consenso rafforza gli altri consensi in modo complementare: tutti gli attori che partecipano a Bitcoin concordano su chi detiene i bitcoin (chi possiede le chiavi private), sulle regole del funzionamento dei bitcoin, e sul fatto che abbiano valore.

Quando viene ottenuto questo consenso decentralizzato, insieme al fatto che la Blockchain è un registro resistente alla manipolazione, possiamo pensare a Bitcoin come una struttura in cui, non appena vengono scritti dei dati, essi sono autentici ed accessibili pubblicamente a tutti per sempre. In più, viene definita una nozione sicura di “ordine” grazie ai cosiddetti timestamp registrati nei blocchi, permettendo ulteriori applicazioni finanziarie come le escrow transactions, smart contracts, micropagamenti, ed emissione di asset finanziari al di sopra della Blockchain stessa.

Ma non è tutto oro ciò che luccica! Infatti, anche se l’era digitale offre infinite possibilità su come possa essere costruita la moneta, il network richiede alcuni compromessi per poter funzionare e per poter mantenere la rete decentralizzata. I trade-off principali a cui fare riferimento possono essere sintetizzati nel cosiddetto trilemma della Blockchain.

Immagine che contiene uccello, fiore

Descrizione generata automaticamente

Il trilemma sostiene che in una Blockchain possono essere massimizzati solo due vertici su tre, per cui è necessario che vi sia un equilibrio in queste tre componenti. Questo equilibrio viene raggiunto attraverso la scelta della grandezza dei blocchi, il tempo tra la risoluzione di un blocco e l’altro, il numero di monete e il tipo di consenso, ma ci sono molti altri trade-off da dover tenere in considerazione.

Durante il percorso di Bitcoin, gli sviluppatori hanno fatto molte proposte per migliorare l’efficienza della sua struttura, per renderlo scalabile ed utilizzabile dall’intera popolazione. I miglioramenti al protocollo sono decisi attraverso delle proposte (BIP) e poi confermati attraverso la potenza espressa dai nodi, dagli sviluppatori e dai detentori della moneta. In ogni caso, dato che la sicurezza è di importanza primaria, ogni decisione viene analizzata profondamente in modo da non spezzare questo delicato equilibrio.

Ad esempio, si potrebbe pensare di diminuire il tempo di conferma da 10 minuti a 2.5 minuti, ma questo sarebbe efficiente, servirebbero solo più blocchi per ottenere lo stesso livello di sicurezza. Oppure si potrebbe pensare di raddoppiare la grandezza dei blocchi, portandola dall’attuale 1mb a 2mb, ma nemmeno questo funzionerebbe, perché probabilmente porterebbe ad una maggiore centralizzazione della rete.

Questo perché anche se venissero passate più transazioni nei blocchi rendendo la Blockchain più scalabile (capace di sostenere un network più grande), allo stesso tempo crescerebbe lo spazio necessario per conservare e sincronizzare la rete e quindi solo poche persone avrebbero le risorse per poterlo fare (ricorda che ogni nodo deve conservare tutta la storia della Blockchain per verificare tutte le transazioni avvenute fino a quel momento). Per Bitcoin quindi è stato scelto di rinunciare parzialmente alla scalabilità del network per renderlo decentralizzato e sicuro, infatti la decentralizzazione permette al sistema di essere resistente alla censura, di non avere un singolo punto di fallimento e di non richiedere permessi, mentre la sicurezza permette al sistema di avere valore.

In conclusione a questo paragrafo, il mondo di Bitcoin e delle criptovalute è in continua evoluzione e continuamente gli sviluppatori propongono dei miglioramenti per aumentare la capacità del sistema. Nel corso del tempo sono nate molte altre criptovalute, derivanti da hard fork o da nuovo codice, ognuna con le sue caratteristiche, i suoi trade-off e le sue sfide. Ma per essere ritenuta tale, una criptovaluta deve raccontare una storia. Nel caso di Bitcoin è la storia della moneta.

Bitcoin e monete tradizionali: un confronto

Dal momento che Bitcoin si propone di diventare moneta, viene naturale chiedersi come regge il confronto con le caratteristiche delle monete tradizionali come le FIAT e l’oro. Attualmente, il mercato delle criptovalute è un mercato relativamente grande, con milioni di dollari scambiati ogni giorno, tuttavia, se comparato con i mercati tradizionali è una gocciolina nell’oceano. Prova a dare un’occhiata qui!

Le caratteristiche principali da tenere in considerazione sono:

  • Spendibilità, stabilità sui prezzi, accettazione: le monete FIAT sono di gran lunga le più accettate, per cui sono le più liquide e spendibili. Questi fattori, insieme alle politiche monetarie, la rendono anche la più stabile. Al contrario, il mercato di bitcoin è sottile e siccome l’offerta di Bitcoin è fissa, la variazione del prezzo è molto alta. Anche l’oro ha un’offerta costante e una varianza alta, ma l’oro è molto più capitalizzato quindi ne risente meno. Vince (per ora): FIAT.
  • Velocità, trasportabilità e scambi internazionali: Scambiare oro, banconote o monete può essere veloce per piccoli importi ma lento e difficoltoso per grossi capitali, per cui è richiesto l’intervento delle banche. Ad esempio, un bonifico bancario potrebbe richiedere alcuni giorni per il trasferimento di denaro. In bitcoin, invece, la grandezza della transazione non conta, come non conta l’orario o la zona geografica. Bitcoin ha sempre la stessa velocità di scambio indipendentemente dalla transazione. Per essere sicuri che la transazione sia conclusa occorrono dai 10 ai 60 minuti in qualsiasi parte del mondo. Vince: Bitcoin.
  • Scalabilità, micropagamenti e costi di transazione: Gli strumenti fisici come l’oro e le banconote non hanno un limite nel numero delle transazioni e non hanno commissioni, ma hanno un limite nella divisibilità. Le monete digitali come visa invece sono divisibili e possono gestire più di 5000 transazioni al secondo ma le commissioni crescono notevolmente. Bitcoin è divisibile fino alla ottava cifra decimale ed attualmente riesce a sopportare circa 7 transazioni al secondo con costi di transazione che dipendono dalla rete e dai miner. Tuttavia, con Bitcoin si possono trasferire miliardi di dollari al costo di pochi dollari e sono in corso degli sviluppi molto interessanti per rendere Bitcoin scalabile, allo stesso tempo mantenendone la sicurezza. Vince: pari.
  • Verificabilità e facilità di contraffazione: L’oro ha bisogno di strumenti specifici per la verifica ma non può essere contraffatto o ricreato in laboratorio in nessun modo. Le monete e banconote sono facili da contraffare e difficili da riconoscere se originali, mentre le carte di credito sono spesso soggette a furti e hack. Bitcoin è praticamente impossibile da contraffare o da hackerare ed è istantaneamente verificabile. Vince: Bitcoin.
  • Durata e costi di conservazione: L’oro è chimicamente stabile per questo non si ossida e non deteriora, però è difficile da conservare. Le banconote invece si deteriorano sia fisicamente che per il loro valore e dato che rappresentano la moneta bancaria possono durare fino a che prospera l’istituto di emissione. I bitcoin invece non si deteriorano e la loro resistenza dipende da quanto è distribuita la rete. Inoltre, i bitcoin non hanno costi di conservazione, ma richiedono le conoscenze necessarie per tenerli al sicuro. Vince: Bitcoin.
  • Stock totale, inflazione, scarsità: Lo stock totale dell’oro è pari al suo peso totale nella terra. L’oro ha un’inflazione bassa ed è un materiale scarso. In questo caso, Bitcoin è molto simile all’oro anche se Bitcoin attualmente ha un tasso di inflazione addirittura minore a quello dell’oro. Le monete FIAT al contrario non hanno uno stock definito, l’inflazione dipende dalle politiche monetarie e sono relativamente abbondanti, in quanto possono essere emesse a comando. Vince: Bitcoin.
  • Indipendenza, censurabilità, privacy, sicurezza: L’oro è il simbolo di indipendenza per eccellenza, infatti è uno strumento al portatore privato che non può essere censurato da nessun ente. Bitcoin vuole essere indipendente come l’oro anche se in realtà è rappresentato da diversi interessi. Allo stesso modo però, Bitcoin è incensurabile, parzialmente anonimo e non richiede nessun permesso, sebbene la sua storia sia molto breve rispetto a quella dell’oro. Le banconote sono anch’esse uno strumento al portatore ma sono governate dalle banche centrali. Le monete digitali invece sono censurabili, poco sicure e non private. Vince: Oro.

Quindi conviene investire in Bitcoin?

Prezzo logaritmico di Bitcoin più volumi ed RSI come indicatori per investimenti.
Prezzo logaritmico di Bitcoin più volumi e RSI.

Bitcoin è importante perché rappresenta uno strumento di indipendenza finanziaria. Ma non solo. Bitcoin introduce la scarsità nel mondo digitale, infatti è l’unico asset digitale trasferibile ma non duplicabile, nonché un asset con il tasso di inflazione più basso al mondo. Dunque, SE Bitcoin rappresenta veramente oro digitale, allora il suo potenziale oggi è ampiamente sottovalutato e dovrà apprezzarsi enormemente. Se invece dovessero emergere degli elementi critici nel protocollo allora il suo valore sarebbe destinato ad azzerarsi.

Ovviamente, l’esperimento di Bitcoin è molto giovane e potrebbe non resistere alla prova del tempo e, anche se ha dimostrato rendimenti eccezionali in questi 12 anni, non è detto che debbano ripetersi in futuro. I profitti sono inevitabilmente collegati al rischio e dato che in Bitcoin il rischio è molto alto, è sempre bene investire solo quella piccola parte di capitale che si è disposti a perdere. Solitamente gli investitori professionali consigliano dal 5 al 10% dell’intero patrimonio, in base alla propria tolleranza al rischio.

Inoltre, bisogna avere chiara la propria strategia di investimento, l’orizzonte temporale e se si vuole fare trading o investire. Una buona strategia potrebbe essere di dividere il proprio capitale in diverse parti, in modo tale da acquistare periodicamente dei bitcoin, al contempo eliminando parzialmente il rischio di subire di grossi crolli nel mercato. Ad esempio, è possibile programmare l’acquisto con una frazione di capitale per ogni mese, fino a che non siamo completamente posizionati sul mercato. Comunque sia ricorda che investire è solo il primo passo, il resto del tempo va dedicato allo studio di tutto l’ecosistema e alla crescita delle proprie conoscenze.

D’altro canto, vediamo 9 motivi per cui potrebbe essere irrazionale non investire in Bitcoin ai tempi del coronavirus, con un’ottica di lungo periodo:

  1. Bitcoin diversifica il portafoglio. La serie storica di bitcoin non è correlata con nessun asset presente sul mercato e questo lo rende molto appetibile agli occhi degli investitori che sono in cerca di diversificare il proprio portafoglio. Infatti, secondo la moderna teoria del portafoglio, due asset non correlati permettono di avere un rendimento maggiore a fronte dello stesso rischio o di un rischio minore.
  2. Patrimoni gestiti. A livello globale i patrimoni gestiti sono circa 100 trilioni di dollari. Se il 2% di questi patrimoni gestiti investisse in Bitcoin, anche solo a scopo di diversificazione, questo porterebbe il prezzo di Bitcoin a superare i 100.000$.
  3. Capitalizzazione oro. La capitalizzazione dell’oro si attesta circa ad 8 trilioni di $. Se Bitcoin raggiungesse la metà di questa capitalizzazione, il suo prezzo supererebbe i 190.000$ per singolo bitcoin.
  4. Legge di MetCalfe. Questa legge ci dice che il valore di un network è proporzionale al quadrato del numero di utenti. Dato che oggi si stimano circa 50 milioni di utilizzatori della rete Bitcoin, se questo numero dovesse aumentare di 7 volte fino a 350 milioni di utilizzatori, il valore del bitcoin e la sua capitalizzazione dovrebbero aumentare di 7^2 = 49 volte.
  5. Scarsità. Bitcoin è molto più scarso di quello che si creda. Tecnicamente è sufficiente possedere 0.27 bitcoin per essere nel 1% della popolazione mondiale che potrà mai possedere bitcoin.
  6. Ciclo lungo. Secondo la teoria dei cicli monetari potremmo trovarci a ridosso della fine del ciclo di lungo termine, che potrebbe ragionevolmente essere iniziato dopo la seconda guerra mondiale, attorno al 1945. La fine del ciclo di credito, unito alla recente pandemia globale, potrebbero rappresentare una fase di lunga recessione. In questo caso gli asset usati come riserva di valore potrebbero performare molto bene.
  7. Rischio iper-inflazione. Attraverso le politiche monetarie, la base della moneta è cresciuta esponenzialmente durante il XIX secolo. Per fare un esempio, durante la seconda guerra mondiale il debito nazionale degli USA era di 25 miliardi di dollari. Al giorno d’ggi la bance centrale emette oltre 125 miliardi di dollari al giorno, e la rata di emissione cresce con il passare del tempo.
  8. Hyper-bitcoinization. Alcuni sostenitori di Bitcoin credono che al seguito dell’iper-inflazione assisteremo ad una iper-bitcoinizzazione. E se fosse che non è il Bitcoin che sta aumentando di valore ma invece sono le monete FIAT che lo stanno perdendo?
  9. Bitcoin è per tutti. Bitcoin è relativamente semplice da usare (basta una connessione ed un cellulare) e non necessita di un identificativo associato alla tua persona (IBAN) per funzionare. Non ci sono barriere all’ingresso e chiunque lo può utilizzare perché è aperto a tutti. Bitcoin è la moneta delle persone.

In conclusione a questa lunga storia, non è detto che investire in Bitcoin sia una buona idea ma sicuramente neanche un azzardo. Si tratta di compiere un’esplorazione tecnologica e culturale, di aver capito Bitcoin e il suo potenziale dirompente, di diversificazione del portafoglio, ma anche una scommessa razionale. Dopotutto, in ogni investimento bisogna assumersi dei rischi perché non esiste nulla di certo, soprattutto negli investimenti.

E tu di chi ti fiderai quando deciderai quale moneta mettere al denominatore della tua equazione?

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Filippo Angeloni

Ciao sono Filippo! Sono il 1° consulente finanziario indipendente in Italia ad aver introdotto Bitcoin nei portafogli finanziari. Ho fondato Athena SCF ed altre aziende digitali. Ora vivo libero.

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