L’oro è sempre stato al centro del mercato finanziario e anche questa volta fa parlare di sè. L’asset più capitalizzato al mondo con i suoi 11.500 trilioni di dollari circa non sarà più lo stesso a livello teorico. Basilea 3 ha imposto la divisione dell’oro fisico dall’oro cartaceo attribuendoli due gradi di rischio diverso.
Ma andiamo per gradi. Inanzitutto dobbiamo capire cos’è Basilea 3 e perchè ha deciso di prendere questa decisione. Togliamoci qui di seguito i primi dubbi.
Cos’è Basilea 3?
Prima di parlare di Basilea 3 devo fare un passo indietro e spiegarti il motivo per cui è nata.
Nel 2008 quando scoppiò la crisi finanziaria era attivo l’accordo di Basilea 2 che regolamentava la gestione degli istituti bancari.
Essa si fonda sul seguente principio di base:
“Ogni attività posta in essere da parte delle banche comporta l’assunzione di un certo grado di rischio; tale rischio deve essere quantificato e supportato da capitale (cosiddetto patrimonio di vigilanza)”
Nonostante tali regole la crisi si verificò lo stesso e gli intermediari bancari si trovarono impreparati perchè non avevano abbastanza liquidità per fronteggiarla. Era tempo di adottare una nuova normativa più robusta che sarebbe stata in grado di fronteggiare successive crisi. Nasce nel 2011 Basilea 3, le cui regole si inseriscono nell’ambito della vigilanza bancaria e riguardano sia la regolamentazione della singola banca che quella a livello di mercato.
Le novità introdotte con Basilea 3
Le novità principali rispetto al precedente accordo sono queste:
- Migliore gestione del rischio patrimoniale con l‘introduzione dei buffer, cuscinetti di capitale aggiuntivo pari al 2,5% (Additional Tier 1). Questo valore viene sommato al 4,5% del Common Equity Tier 1 (CET1) composto da azioni ordinarie e riserve. La riserva di conservazione del capitale raggiunge quindi il 7% e permette di assorbire eventuali perdite. Entrambi fanno parte del capitale primario di classe 1 (Tier 1) costituito da componenti di primaria qualità. Esistono anche il Tier 2 e il Tier 3 ma hanno un grado di rischio maggiore. Lo scopo è di permettere alle banche di avere maggiore liquidità disponibile per far fronte a tensioni di mercato o a problemi interni.
- Migliore gestione del rischio di liquidità attraverso l’introduzione di due indici di liquidità che servono per capire se la banca è capace o meno di far fronte in modo tempestivo ad obblighi di pagamento nel breve periodo.
- Liquidity Coverage Ratio (LCR) misura la vulnerabilità dell’istituto rispetto a crisi di liquidità nel breve periodo. Impone alle banche di detenere attività liquide di elevata qualità e non vincolate che devono poter essere convertite in denaro entro 30 giorni. LCR deve assumere un valore sempre maggiore di 1
- Net Stable Funding Ratio (NSFR) incentiva il finanziamento attraverso fonti stabili in grado di assorbire perdite su un orizzonte temporale di un anno. Ha una funzione di continuità con LCR perchè permette alla banca di sopravvivere non solo per il primo mese ma per tutto l’anno. NSFR è espresso in termini percentuali e per essere valido deve avere un valore maggiore del 100%
Dopo questa premessa sui punti chiavi dell’accordo di Basilea 3 possiamo passare a spiegare i cambiamenti recenti che ha subito la realtà dell’oro. Capirai il perchè mi sono soffermato proprio su questi concetti.
L’oro fisico si separa dall’oro cartaceo
Le nuove regole di Basilea 3 sull’oro hanno portato ad una sua divisione interna. L’oro fisico (allocated gold) si divide dall’oro di carta (unallocated gold). NSFR attribuisce all’oro fisico il grado di Tier 1 (asset a rischio 0) mentre assegna all’oro cartaceo il grado di Tier 3 (asset rischioso). Quando si parla di oro fisico ci si riferisce ai lingotti, alle placchette e alle monete. L’oro cartaceo invece consiste nell’universo dei future compresi gli ETC a replica sintetica.
Per conoscere meglio tutte le differenze sul mondo dell’oro ti consiglio di leggere la nostra rubrica dedicata agli investimenti in oro.
L’obiettivo di Basilea 3 è quello di impedire alle banche di dichiarare più oro di quello realmente posseduto. La prima conseguenza che salta in mente è che le banche saranno costrette ad accantonare capitale per coprirsi dal rischio di detenere oro di carta, diventato più rischioso e non più utile per far fronte a perdite nel breve. Le soluzioni sono rimanere nel mercato e aumentare i costi relativi a questo asset oppure liberarsene. La prima alternativa porterebbe un trasferimento dei costi all’intera catena di mediazione creditizia.
In Europa e in America questo verdetto è già entrato in vigore mentre per Londra, la capitale del mercato del trading del metallo prezioso, diventerà realtà il 1° gennaio 2022. Per il Regno Unito rimangono ancora 5 mesi prima che l’oro considerato da sempre riserva di valore rimanga solo in parte con tale appellativo.
Cosa comportano le nuove regole di Basilea 3 sull’oro nel mondo degli investimenti
L’oro o almeno la sua parte cartacea potrebbe non venire più considerato così appetibile per le banche in quanto costoso da tenere a bilancio. Bisogna pensare a quali soluzioni potrebbero trarne vantaggio.
Intanto qui sotto ti lascio l’andamento del prezzo dell’oro nell’ultimo anno. Vediamo se in futuro questa decisione farà alzare il suo prezzo.
Ecco 3 alternative che potrebbero ottenere benefici.
Oro Fisico
Il passaggio dell’allocated gold da Tier 3 a Tier 1 cambia il concetto dell‘oro stesso che per quanto riguarda la parte fisica sarà comparabile direttamente a valuta e liquidità. Sarà in tutti gli effetti una riserva di valore non solo di nome ma anche di fatto. Prossimamente l’oro fisico potrà trarre enormi vantaggi dal mercato visto che le banche opteranno sempre di più per questo asset per crearsi un cuscinetto di salvataggio e controbilanciare eventuali attività più rischiose in portafoglio.
Se se interessato a questa forma di investimento sempre più sicuro potete contattare il nostro esperto in oro fisico Carlo Marmi.
ETC sull’oro a replica fisica
Gli Exchange Traded Commodity permettono di investire sui metalli preziosi come appunto l’oro. Gli ETC a replica fisica sono garantiti dal possesso fisico del bene sottostante che nel nostro caso si identifica con i lingotti d’oro che sono depositati per sicurezza nel caveau di una fiduciaria. I vantaggi di questo tipo di soluzione sono la detenzione indiretta dell’oro fisico e l’eliminazione del rischio dell’emittente. Al contrario gli ETC sull’oro a replica sintetica basati sui future del metallo probabilmente non avranno più lo stesso consenso di una volta visto che la forma in cui l’asset viene replicato ha un Tier 3 ed è considerata rischiosa.
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Bitcoin come riserva di valore
L’ultima soluzione non riguarda un investimento diretto nel bene di cui abbiamo parlato bensì di un suo competitor. Parlo del Bitcoin per il fatto che ad esso venga dato l’appellativo di oro digitale e che funge anch’esso da riserva di valore. Il motivo principale di questo nome è che anche Bitcoin ha un numero finito di pezzi (21 milioni) e anch’esso è difficile da estrarre. Sono entrambi ottimi alleati contro l’inflazione perchè riescono a mantenere il loro potere d’acquisto nel lungo periodo. Il mercato inoltre lo considera un asset che va controcorrente all’azionario quindi ottimo per diversificare il portafoglio.
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Conclusioni
Prima del 2022, con il mercato inglese non ancora preso in considerazione, l’oro non vedrà cambiamenti epocali. La palla passerà poi in mano al settore bancario il quale avrà la responsabilità di intervenire all’interno dei suoi bilanci per rispettare le nuove regole imposte da Basilea 3. Le alternative ad un uso meno radicato dell’oro finanziario nei portafogli delle banche potrebbe avvantagiare le soluzioni elencate in precedenza. Senza alcun dubbio però l’oro ha rivendicato il suo ruolo di bene rifugio, essenziale in un portafoglio ben bilanciato.