Il governo italiano ha pubblicato la bozza del disegno di legge di bilancio 2023 all’interno della quale sono state inserite norme specifiche riguardanti le criptovalute.
Il testo non è ancora stato approvato quindi ci sono ancora due possibilità.
La prima è che venga stralciato e la seconda che venga approvato con modifiche minime.
Essendo una proposta del governo è molto probabile che diventi realtà nel prossimo futuro.
Vediamo nel dettaglio di cosa parla la bozza.
Le criptovalute sono definite come “cryptoattività” comunque denominata, archiviata o negoziata elettronicamente su tecnologie di registro distribuiti o tecnologie equivalenti.
Non si parla più di crypto come valute estere ma come “attività finanziarie”, che producono redditi diversi:
- le criptovalute diventerebbero di fatto degli strumenti finanziari, di conseguenza regolamentati fiscalmente come le azioni e obbligazioni, N.B. se cosi fosse aldilà delle imposte cambierebbe molto anche in tema divulgativo e consulenziale. Per poter infatti consigliare o promuovere strumenti finanziari è necessario possedere un’abilitazione, in caso contrario si rischiano sanzioni amministrative e penali severe.
- si applica l’imposta sostitutiva con aliquota del 26%;
- sparisce la soglia dei 51.645€ collegata alle imposte sulle plusvalenze e l’utilizzo del metodo LIFO (last in first out);
- diventano imponibili le plusvalenze che superano l’importo di 2.000€;
- viene aggiunta l’imposta di bollo pari al 0,20%.
Le nuove norme dovrebbero entrare in vigore per la dichiarazione 2023 (redditi 2022), quindi le novità non riguardano gli anni fino al 2021.
Il nuovo testo stabilisce che la “permuta” tra cryptoattività dà origine a plus/minusvalenze imponibili, a meno che si tratti di cryptoattività “aventi medesime caratteristiche e funzioni”.
Tale affermazione crea una certa incertezza in quanto non è semplice stabilire quando si può ritenere che due crypto abbiano “medesime caratteristiche e funzioni”.
Consideriamo ad esempio la conversione tra due stablecoin o tra Bitcoin ed Ethereum: nel primo caso si può affermare che abbiano “medesime caratteristiche e funzioni, mentre nel secondo resta un forte dubbio.
Quello che forse più ci interessa sarà capire se lo scambio tra Bitcoin e altcoin con stablecoin risulterà essere imponibile o meno.
Gli exchange italiani otterranno il beneficio di agire come sostituti di imposta attraverso il regime amministrato, quindi appena vendo una criptovaluta e ricevo una plusvalenza essa sarà subito tassata e versata dallo stesso exchange.
Questo tipo di regime esonera l’investitore dalla compilazione del quadro RW e dalla compilazione della dichiarazione per questi redditi.
Per le cessioni effettuate dopo il 1 gennaio 2023, sarà possibile calcolare le plusvalenze sulla base del valore di mercato al 1° gennaio 2023, a condizione di “affrancare” tale valore attraverso il pagamento di un’imposta forfettaria del 14% sul valore rideterminato.
Il contribuente che può documentare il costo storico può valutare se sia conveniente utilizzare il costo effettivo (e quindi non pagare il 14%) oppure pagare il 14% per azzerare la plusvalenza latente.
Per quanto riguarda il pregresso è prevista una procedura di sanatoria per chi non avesse mai dichiarato: l’emanazione della legge non significa infatti che prima non vi fosse un obbligo di dichiarazione in base alle norme generali in vigore.
Verrà emanato un modello di dichiarazione apposito che prevederà il pagamento di uno 0,50% per anno se non ci sono redditi e del 4% per anno se ci sono stati redditi.
Lo 0,5% riguarda solo l’omessa dichiarazione mentre il 4% riguarda anche il mancato pagamento delle plusvalenze.
L’investitore potrà scegliere se effettuare un ravvedimento operoso normale oppure utilizzare le agevolazioni predisposte dalla nuova legge.
Siamo anche noi in attesa di chiarimenti di questa bozza del disegno di legge e di un eventuale sua pubblicazione ufficiale.
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Scritto a due mani con Giorgio D’Amico.