Il rischio di default è uno dei rischi delle obbligazioni.
Questo rischio concerne il fatto che l’emittente non sia in grado di far fronte ai propri impegni finanziari e quindi sia incapace di pagare le cedole periodiche, oppure di rimborsare il capitale a scadenza.
Solitamente un default non coinvolge la singola obbligazione ma tutte le obbligazioni emesse dall’emittente che va in default.
Un default dell’emittente è un fenomeno raro ma non impossibile.
Pensiamo a Grecia, Argentina, Ucraina, Parmalat, Cirio, o Lehman Brothers.
Il rischio default non è totalmente eliminabile ma tramite una sana diversificazione può essere ridotto e limitato anche di molto.
“non mettere mai tutte le tue uova nello stesso paniere”
La diversificazione è l’unica soluzione concreta per limitare e gestire il rischio di portafoglio.
Cosa vuol dire in parole semplici?
frazionare il capitale e investire solo una singola frazione di esso su un singolo emittente.
In questo modo se il singolo emittente dovesse fallire a noi non cambierebbe la vita dato che rappresenta solo una piccola percentuale del nostro portafoglio.
Per quanto riguarda le obbligazioni una corretta diversificazione dovrebbe coinvolgere una diversificazione per:
- emittente; non più del 5% del capitale su un singolo emittente. Acquistare almeno 20 emittenti diversi. Se si comprano obbligazioni bancarie occhio a diversificare non solo in base al nome delle banche ma anche al gruppo bancario (dato che stanno nascendo cartelli alla luce del sole anche nel settore delle banche commerciali)
- Settore economico; non si deve concentrare il portafoglio su emittenti che fanno parte di un unico settore economico, specialmente quello bancario.
- Area geografica; Acquistare obbligazioni di emittenti provenienti da diverse nazioni e continenti e non concentrarsi solo su Italia o Europa.
- Struttura cedolare; Occorre inserire ogni struttura cedolare (tasso fisso – tasso variabile e Zero Coupon), ma in pesi percentuali diversi in modo tale da non farsi mai trovare impreparati in caso di improvvisi cambiamenti dello scenario dei tassi di interesse.
- Scadenza temporale; Meglio avere in portafoglio diversi bond con diversa scadenza. Breve, medio e lunga scadenza.
- Valuta; occorre diversificare le obbligazioni anche per valuta. Meglio non avere solo bond in un unica valuta. Se quella va a picco va a picco anche il nostro investimento. E’ molto meglio diversificare inserendo nel portafoglio diversi bond con diverse valute domestiche.
Diversificare si ma occhio ai costi di diversificazione, ossia alle commissioni di compravendita richieste dalle banche. Questi costi devono essere contenuti.
Riusciamo ad avere un’idea sullo stato di salute di un emittente grazie alla valutazione fornita dai rating e dei CDS, che sono strumenti che permettono di quantificare e valutare il grado di rischio di un emittente.
N.B i rating possono essere del tutto sballati, es Lehman Brothers ma solitamente non lo sono per nostra fortuna.
Che cos’è il rating?
il rating è un giudizio emesso da una società privata specializzata, (le più famose sono standard & Poor, Fitch e Moody’s ma ne esistono anche delle altre) nei confronti dell’emittente e della sua capacità di far fronte agli impegni finanziari, e quindi di pagare gli interessi periodici e rimborsare il capitale a scadenza.
Le agenzie di rating utilizzano una scala di rischio (immagine seguente)
Le obbligazioni investment grade sono obbligazioni da investimento, interessanti per il buon padre di famiglia.
Le speculative grade sono invece obbligazioni ad alto rischio idonee ad uno speculatore.
Il rating fornito da queste società specializzate, può variare nel tempo anche perche il giudizio viene rivisto periodicamente. Queste società emettono anche un giudizio in merito all’outlook, che rappresenta le prospettive del rating e della solvibilità dell’emittente.
L’outlook può essere:
- Positivo; L’evoluzione della solvibilità dell’emittente è positivo e quindi è possibile che in futuro il rating dell’emittente sia rivisto al rialzo (upgrade)
- Negativo; l’evoluzione della solvibilità dell’emittente è prevista in negativo e quindi è possibile che in futuro il rating dell’emittente sia rivisto al ribasso (downgrade)
- Stabile; la solvibilità dell’emittente è rimasta stabile, nel futuro non sono previste modifiche al giudizio di rating
E’ possibile assegnare il rating sia all’emittente (sigla ET) che alla singola obbligazione (sigla EM). Quando una singola obbligazione non ha rating si considera quello dell’emittente.
Il rating non è importante solo per l’investitore privato, ma anche per la sicietà emittente, dal momento che c’è un rapporto diretto tra rating e rendimento offerto da un’obbligazione:
- migliore è il rating e minore sarà il rischio di insolvenza e quindi minore sarà il redimento che l’emittente dovrà offrire al mercato per trovare investitori disposti a prestargli del denaro.
- Al contrario peggiore è il rating e maggiore sarà il grado di rischio. Proprio per questo l’emittente deve offrire interessi maggiori per trovare investitori disposti ad accollarsi il rischio.
Alle società quindi conviene avere un alto rating, per pagare meno interesse sui prestiti.
Vi è un reale conflitto di interessi tra emittenti e società di rating. Il rating non è obbligatorio, è l’emittente che lo richiede alla società di rating. Le società di rating non sono enti statali ma società a scopo di lucro. In sostanza l’emittente paga l’agenzia di rating per avere il rating.
Il controllato paga il controllore.
I CDS (credit default swap) sono una sorta di assicurazione, generalmente della durata di 5 anni, contro il rischio di “credit event” e sono utilizzati come strumento per misurare il grado di rischio di un’emittente.
Credit event comprende sia il default dell’emittente sia la ristrutturazione del debit, oppure il mancato pagamento del flusso cedolare.
Tecnicamente si tratta di un contratto tra due parti per scambiarsi il rischio di credito:
- chi acquista il cds paga una sorta di premio assicurativo e in cambio ottiene una protezione in caso di default dell’emittente
- chi vende il cds, incasserà il preimo, ma dovrà indennizzare l’acquirente in caso di insolvenza.
Il CDS è espresso in forma numerica e il suo valore aumenta mano a mano che cresce anche il rischio insolvenza di un emittente e questo significa che maggiore sarà il valore del CDS e maggiore sarà anche il rischio di default dell’emittente.
Il valore del CDS non è statico ma dinamico, varia nel tempo. (un aumento del cds non significa per forza default, quanto più un aumento del grado di rischio potenziale, anche se resta comunque un dato da non sottovalutare).
Se un’emittente presenta un valore del cds di 400 basis point, significa che il costo assicurativo ammonta al 4% e questa quantificazione numerica permette a un investitore di poter effettuare dei conteggi in termini di rapporto rischi-rendimento:
- se un obbligazione presenta un cds di 400 basis point e un rendimento del 4% non ha senso acquistarla dal momento che il potenziale rischio è uguale al potenziale rendimento.
- E’ consigliabile quindi acquistare solo obbligazioni che presentano un rendimento superiore al proprio CDS.
- Se un’investitore teme il default di un emittente detenuto in portafoglio, può valutare l’acquisto di un CDS relativo a quella società, in modo tale da assicurarsi contro il rischio di insolvenza.