In questo articolo parliamo del concetto di efficienza dei mercati e se abbia senso oppure no affermare che i mercati finanziari possono considerarsi efficienti:
un mercato viene definito efficiente quando tutti gli investitori hanno le stesse informazioni e quindi i prezzi dei titoli quotati rispecchiano le informazioni disponibili.
D’altra parte, se potessimo determinare il valore delle attività finanziarie con modelli razionali, non ci sarebbero mai bolle, depressioni o crisi nei mercati finanziari.
Viene da chiedersi quindi per quale motivo l’andamento dei prezzi diverge così profondamente da quanto viene postulato nei modelli fondamentali basati su elementi di razionalità?
La risposta è nelle emozioni e nei sentimenti dei partecipanti al mercato, in una parola nel loro sentiment.
Possiamo vedere infatti l’oscillazione dei prezzi delle attività finanziarie come l’espressione della psicologia collettiva delle persone, in perenne bilico tra ottimismo e pessimismo. Le persone infatti possono avere picchi emotivi che collettivamente trascinano i prezzi in alto o in basso.
Questi estremi possono spiegare le molte inconsistenze che si registrano nei mercati finanziari
il sentiment di mercato infatti è spesso presentato come una conseguenza del comportamento della folla.
Gli esseri umani sono influenzati da altri essere umani e mostrano la tendenza a conformarsi a quanto fa la folla, anche se la folla sbaglia.
In genere, il pensiero e il comportamento della folla differiscono da quelli degli individui presi singolarmente.
Nei mercati finanziari, tutto questo fa sì che gli agenti, anziché agire sulla base di informazioni oggettive, si muovano sull’onda delle emozioni.
Se quindi definiamo i mercati come efficienti, allora perché osserviamo deviazioni così significative nei prezzi delle attività finanziarie dai loro valori fondamentali?
I modelli tradizionali che descrivono l’efficienza dei mercati attribuiscono questo fatto all’eccessiva speculazione presente nei sistemi, ma guardano a tale speculazione in ottica positiva perché ritengono che migliori l’efficienza e la liquidità dei mercati, pur aumentandone la volatilità.
A differenza dei modelli tradizionali, possiamo affermare che i movimenti di prezzo sono la reazione combinata dei partecipanti al mercato alle informazioni che mutano nel tempo. Spesso ci capita di sentire: “il mercato ha reagito in questo modo all’arrivo della notizia” , ma in realtà ciò che ha mosso i prezzi è stata una decisione di massa, di cui il prezzo è una rappresentazione.
La tendenza comune che abbiamo a personificare il mercato ci spinge a mettere in secondo piano l’aspetto psicologico più importante nel comportamento del mercato:
il “mercato” è il conglomerato delle menti dei suoi partecipanti.
Oggi, dopo molti anni di discussioni teoriche e pratiche, gli economisti non hanno ancora raggiunto un vero consenso se i mercati siano o meno efficienti. Una delle ragioni di questa condizione sta nel fatto che la stessa ipotesi di efficienza dei mercati è posta in maniera scorretta e può essere confutata, come abbiamo visto precedentemente.
L’idea che i prezzi siano in equilibrio si basa su un modello che stabilisca dove si posiziona tale equilibrio: ad esempio nei modelli di asset pricing , anche quelli più complessi, l’equilibrio è raggiunto ricorrendo a molte ipotesi semplificatrici della realtà.
Nella realtà, per poter applicare questi modelli, bisognerebbe prendere in considerazione molte altre variabili e ipotesi, come ad esempio gli obiettivi degli investitori, il loro insieme di informazioni, le loro preferenze in termini di rischio, la loro ricchezza ecc…
La tematica della finanza comportamentale è molto interessante se vuoi approfondire l’argomento puoi trovare alcuni miei articoli qui
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