USA e Cina sono le due superpotenze mondiali in ambito economico-finanziario e socio-politico.
Fino a qua mi dirai “non c’è nulla di nuovo”.
Conosci però lo stato di salute dei due paesi? La supremazia in futuro sarà ancora in mano alla bandiera a stelle e strisce o ci sarà un passaggio di testimone?
Ray Dalio, dopo numerose ricerche, ha dato i suoi risultati a riguardo.
Per trarre le sue conclusioni ha introdotto il concetto di Big Cycle che misura i periodi di ascesa e di declino dei grandi imperi.
Oggi ci focalizzeremo esclusivamente su USA e Cina, capendo in quale punto del Big Cycle si trovano e facendo un confronto tra le due superpotenze.
Partiamo subito per capire quale sarà la migliore strategia di investimento futura.
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Big Cycle di USA e Cina
Queste che ti mostro sono le due comparazioni grafiche del Big Cycle di USA e Cina.
Come puoi notare gli Stati Uniti si trovano in leggere discesa in confronto alla Repubblica Popolare Cinese che è quasi all’apice della sua economia.
Secondo Ray Dalio un nuovo ordine mondiale potrebbe essere alle porte già nei prossimi 5-10 anni.
A testimoniarlo è il crescente sviluppo della Cina dal 1978 in poi.
Dal 1978 al 2012 il presidente Deng Xiaoping ha attuato politiche importanti che si basavano su riforma e apertura.
Per riforma intendeva che i mercati dovevano essere utilizzati per allocare le risorse e incentivare le persone a lavorare.
Per apertura si riferiva che il paese doveva imparare dal mondo esterno per poi replicare le strategie all’interno dei suoi confini.
Il paese a stampo comunista per la prima volta ha introdotto politiche capitaliste per poter progredire velocemente.
Deng riuscì a realizzare gli obiettivi che si era imposto soprattutto riguardo al PIL e al PIL pro capite.
Incise fortemente anche sull’urbanizzazione e sulla salute ed istruzione dei suoi cittadini.
I dati sull’istruzione se confrontati con gli Stati Uniti sono ancora più eclatanti.
Una maggiore istruzione è la base per far progredire un paese a livello lavorativo, economico e sociale.
A sorprendere non sono solo i numeri ma il fatto che sono calcolati su una popolazione di quasi 1,5 miliardi di persone.
La guerra fredda tra USA e Cina
Stati Uniti e Cina stanno combattendo dei conflitti virtuali che si possono definire guerre fredde.
Questi conflitti devono però essere considerati come un unico conflitto per la supremazia mondiale, in quanto sono strettamenti collegati l’uno con l’altro.
Le “guerre” principali tra USA e Cina sono a livello:
- economico
- tecnologico
- geopolitico
- militare
Cerchiamo di approfondire ciascuno di questi punti.
Guerra economica
La guerra economica tra USA e Cina si combatte prevalentemente sul lato commerciale sotto forma di dazi doganali e restrizioni sulle importazioni.
Queste guerre sono soprattutto psicologiche come era stato il caso Huawei che doveva far terminare gli accordi con android alla compagnia telefonica cinese.
Dopo l’intervento mediatico non ufficiale di Xi Jinping, Trump ritirò le imposizioni che voleva applicare.
Come mai?
Sempre per questioni commerciali.
Una delle principali motivazioni riguarda il fatto che circa il 95% delle terre rare, che servono anche per la creazione e il funzionamento degli smartphone, è prodotta in Cina.
Un blocco delle importazioni delle terre rare in suolo americano sarebbe una catastrofe per le compagnie tech americane.
Guerra tecnologica
Il settore tech è ormai uno dei comparti fondamentali di un’economia di un paese.
Se gli Stati Uniti hanno le FAAMG (Facebook, Apple, Amazon, Microsoft e Google) la Cina risponde con le BAT (Baidu, Alibaba e Tencent).
Per esempio il 5G è stato al centro di numerose discussioni su chi abbia effettivamente il monopolio.
Dopotutto i dati a livello societario possono essere considerati come oro, il marketing e tutte le vendite vengono sono mirate in base alle informazioni che si ottengono dai potenziali clienti.
L’attaccamento a questa abilità tecnologica ci viene raccontata in maniera romanzata nella seconda stagione di “Diavoli”.
Guerra geopolitica (il caso Taiwan)
Per parlare di questa guerra bisogna fare un passo indietro.
Durante la presidenza di Deng Xiaoping, la Cina è riuscita a riammettere nel suo Stato due paesi che per il governo erano indispensabili:
- Hong Kong nel 1997 dal Regno Unito con il sitema “un paese, due sistemi”. Esso si rivelò un fallimento visto che l’aspetto democratico dell’accordo sta scomparendo;
- Macao nel 1999 dal Portogallo.
All’appello ora manca solo Taiwan.
L’attuale presidente cinese Xi Jinping ha discusso più volte con Trump e Biden sull’annessione di Taiwan sotto la Repubblica Popolare Cinese senza però mai trovare un accordo.
Sta di fatto che Taiwan è troppo importante sia per la Cina che per gli Stati Uniti.
Taiwan ha due caratteristiche chiave che lo rendono così appetibile:
- primo produttore al mondo di semiconduttori, avrai sicuramente sentito parlare della società Taiwan Semiconductor;
- posizione strategica per l’accesso all’oceano pacifico infatti da esso passa la rotta che collega l’estremo oriente al Mar Occidentale ed Oceano Atlantico da cui transita il 60% dei volumi commerciali del pianeta.
Taiwan, vista la sua posizione geografica, è fondamentale per gli USA perché impedisce alla Cina di navigare nei mari cinesi e soprattutto nell’oceano pacifico.
Ma non esiste solo Taiwan nel radar delle due superpotenze.
Un’altra preoccupazione per il governo americano è la cosiddetta nuova via della seta o più propriamente Belt and Road Iniziative che collegherà la Cina all’Asia, all’Europa e all’Africa.
La Belt and Road si basa nell’aumentare i commerci con i paesi confinanti e nell’accrescere gli investimenti tramite prestiti, acquisti di asset o costruzione di infrastrutture come sta appunto succedendo in Africa.
Guerra militare
Una guerra militare tra i leader occidentali e orientali sarebbe la fine forse del mondo interno.
Anche se un conflitto sul campo, tranne per la questione Taiwan, è da escludere, Cina e USA stanno attrezzando gli eserciti propri e degli alleati.
La Cina attualmente è in una posizione di vantaggio rispetto agli Stati Uniti se si considera soprattutto il numero di uomini dei due eserciti.
Per esempio la marina militare cinese conta 360 unità contro 297 unità americane ma per numero di portaerei i dati sono opposti, 2 contro 11.
Il conflitto Russia-Ucraina potrebbe essere preso come esempio per un futuro conflitto che interesserebbe Taiwan.
Di fatto la Cina in questo momento sta fungendo da spettatore.
In caso di invasione della Cina nell’isola di Formosa, gli Stati Uniti potrebbero non intervenire direttamente ma fornire supporto militare, maggiore di quello che stanno già dando.
La sconfitta però sarebbe inevitabile nel medio periodo quindi è ancora difficile simulare un ipotetico conflitto bellico che potrebbe scaturirsi da qui al 2050, quando ci sarà il centenario della Repubblica Popolare.
Il Power Country Index di USA e Cina
Ray Dalio ha calcolato la potenze degli imperi prendendo in considerazione 18 variabili, 8 più importanti e 10 meno importanti.
Gli 8 punti principali sono stati descritti in questo articolo.
Questa tabella compara USA e Cina su tutti i punti di interesse che possono essere considerati nelle proprie strategie di investimento.
Visto che questi dati possono essere dispersivi ho riassunto i punti principali in questa tabella enfatizzando i punti di forza di entrambe le nazioni.
Ha senso investire in Cina?
Come avrai capito leggendo queste righe, la Cina è la prima o la seconda potenza in molti settori economici e sociali del ranking mondiale.
Il mercato finanziario cinese negli ultimi periodi però non ha seguito l’andamento del mercato americano o dei paesi occidentali ma ha intrapreso una strada propria.
La correlazioni azionaria tra MSCI USA e MSCI China tra il 2008 e il 2021 è di:
- 0,70 negli ultimi 14 anni;
- 0,40 negli ultimi 10 anni;
- 0,41 negli ultimi 5 anni.
Un punteggio di 0,40 segna che nell’ultimo decennio Stati Uniti e Cina non sono molto correlati tra loro e questo è un bene se si parla di diversificazione.
Dopo tutti i dati che ho elencato è palese come la Cina sia un paese sviluppato ma continua a far parte dei paesi emergenti, non so più secondo quali criteri.
La presenza della Cina in portafoglio soprattutto dopo 2 anni di crisi, -17% nel 2022 e -21% nel 2021, è un’ottima strategia per diversificare e per puntare sul prossimo nuovo impero.
Il 2022/2023 saranno ancora anni di indecisione finanziaria e non è scontata una ripresa nel breve termine.
Nel medio-lungo periodo non ci sono dubbi invece di come la Cina può fare bene e addirittura sovra-performare gli Stati Uniti.
Negli ultimi 14 anni solo nel 2017 e nel 2009 il MSCI China ha ottenuto un rendimento molto più elevato rispetto al MSCI USA, questo dato in futuro però potrebbe cambiare.
Il prossimo articolo cercherà di seguire le nuove potenze che si stanno imponendo nel terzo decennio del 2000 e che potrebbero riservare grandi sorprese per gli investitori.
Parlo dei paesi emergenti del sud-est asiatico in particolare Corea del Sud, India, Singapore e Indonesia.
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La maggior parte delle immagini e dei riferimenti del testo sono stati presi dal libro “I principi per affrontare il nuovo ordine mondiale, dal trionfo alla caduta della nazioni” di Ray Dalio e dal sito “economicprinciples”.