Nell’articolo di oggi parliamo dell’indice Beta e della sua importanza nella valutazione del rischio di un titolo azionario rispetto al mercato dove l’azienda è quotata secondo il modello del CAPM (Capital Asset Pricing Model).
In base al modello, infatti, il rendimento dei singoli titoli può essere legato alla variazione di un qualunque indice di attività economica o di un mercato di appartenenza che assume quindi la configurazione del più esteso dei portafogli possibili.
Il Beta misura il rischio di mercato del singolo titolo, cioè il grado in cui il rischio del titolo si discosta dal rischio di mercato.
L’indice B è allora espresso dal rapporto tra la covarianza fra i rendimenti di mercato e i rendimenti del singolo investimento e la varianza dei rendimenti di mercato.
Nel caso di indice B= 1 significa che il titolo presenta un rischio uguale alla medie e le sue variazioni saranno in linea con quelle dell’indice di appartenenza;
nel caso di B < 1 il rischio del singolo titolo è inferiore al rischio medio di mercato;
se invece B > 1 il titolo presenta un rischio superiore a quello medio di mercato.
Il valore del Beta dipende da molteplici fattori:
- il settore di attività: poiché il Beta misura il rischio di un’azienda rispetto a un indice di mercato, è evidente che quanto più il settore di appartenenza è sensibile alle condizioni generali del mercato e del ciclo economico tanto più esso sarà elevato. Le imprese che operano in settori ciclici hanno di solito, a parità di altre condizioni, un Beta più elevato. Allo stesso modo, se il business dell’impresa è diversificato, il Beta dipenderà dal Beta dei singoli settori e ne sarà di fatto una media ponderata in funzione del peso dei singoli settori;
- il grado di leva operativa dell’impresa ossia il rapporto tra i costi fissi e quelli variabili: i primi sono difficilmente comprimibili rispetto ai secondi. Si immagini per esempio le aziende dei settori capital intensive. Se i costi fissi sono elevati rispetto al totale costi, il reddito operativo tenderà ad avere un’elevata variabilità e quindi un utile lordo più variabile in relazione al ciclo economico. Il Beta quindi tenderà ad essere più elevato proprio per questa variabilità;
- il grado di leva finanziaria dell’impresa: a parità di altre condizioni, un’elevata leva finanziaria determina un aumento degli interessi passivi se la struttura dei tassi tende a salire. Viceversa, se i tassi sono attesi in flessione una elevata leva finanziaria può influenzare positivamente l’utile lordo e quindi la redditività dell’impresa. Un’azienda priva di debiti avrà un Beta strettamente connesso alla sua attività.
Il Beta è stato oggetto nel tempo di molteplici analisi che hanno convalidato l’utilità e, al tempo stesso, hanno messo in evidenza alcune differenze a seconda del mercato preso in considerazione e della capitalizzazione delle società quotate.
Per esempio, un’analisi condotta per 12 mercati europei sulle dinamiche di mercato comprese tra il 1980 e il 1995 ha individuato una maggiore relazione tra la performance del titolo e la dimensione dell’azienda piuttosto che con il Beta.
Comparando due portafogli di titoli azionari con Beta differenti ma simili per dimensione, l’analisi mette in evidenza come i titoli ad elevato Beta abbiano conseguito una sovra-performance media del 10% annuo; nello stesso periodo, un portafoglio composto da small equity ha registrato una significativa sovra-performance rispetto a un portafoglio composto da grandi aziende e con Beta simile.
Secondo la ricerca, quindi, la dimensione aziendale gioca un ruolo altrettanto rilevante nel conseguire performance superiori al mercato.
Inoltre il mese di gennaio è quello che presenta il maggior premio per il rischio associato al Beta e alla dimensione e circa metà del premio per il rischio associato al Beta è dovuto a variazioni dell’indice tra Paesi: i Paesi hanno differenti indici Beta e i paesi con Beta alti hanno in medio sovra-performance sui Paesi con Beta bassi.