Il rischio di liquidità di configura quando l’obbligazione è poco scambiata. La liquidità rappresenta la facilità con cui è possibile negoziare in qualsiasi momento una determinata obbligazione.
Dal punto di vista operativo, un obbligazione illiquida rappresenta un rischio per l’investitore, nel momento in cui non trova un prezzo adeguato per comprare, oppure (ipotesi peggiore) per vendere, con la conseguenza di restare con il “cerino” acceso in mano.
Allo stesso tempo, sono da evitare anche le obbligazioni non quotate che rappresentano il massimo grado dell’illiquidità, dal momento che l’unica controparte con cui negoziare è la banca stessa che le ha emesse e che ovviamente detterà un prezzo a lei molto favorevole, ma decisamente penalizzare per l’investitore.
Il rischio liquidità è completamente eliminabile, sia selezionando solo obbligazioni bene scambiate, sia portando l’obbligazione a scadenza, dal momento che questo rischio si configura solo in caso di vendita anticipata rispetto alla naturale scadenza, quando cioè un risparmiatore deve fare i conti con il prezzo di mercato che può essere particolarmente sfavorevole rispetto a quello di carico.
Generalmente sono considerate liquide le obbligazioni che sono state emesse per un ammontare superiore ai 150-200 milioni di euro, oppure che presentano una media giornaliera di scambi almeno superiore a 500-800 mila pezzi.
La scarsa liquidità da rischio può diventare anche un opportunità… le obbligazioni illiquide, infatti sono un terreno di caccia esclusivo per i piccoli investitori organizzati e preparati, dal momento che i gestori professionisti, che muovono milioni di euro, non sono interessati a questo settore, in cui fatica e tempo di seguire il mercato sarebbero maggiori del beneficio in termini di rendimento di portafoglio.